Dauly Star, 16 gennaio

Il teschio allungato di un uomo che visse duemila anni fa in Perù, conservato oggi al Museo di Osteologia dell'Oklahoma, sta suscitando molto scalpore. Dopo essere stato ferito alla testa durante una battaglia, sembra sia stato sottoposto a un intervento chirurgico al cranio. Per sigillare il foro nella testa fu utilizzato uno strano metallo. L’operazione sembra sia stata praticata con successo facendo sopravvivere l’uomo. Il rimodellamento osseo della calotta cranica dimostrerebbe, infatti, che ha superato l’intervento. Il che lo rende uno straordinario esempio di chirurgia avanzata precoce. Non è ancora chiaro quale tipo di metallo sia stato utilizzato, in quanto non è stata condotta ancora alcuna analisi per determinarne l’effettiva composizione. In attesa dei risultati, ciò che rende tutto ciò ancora più sorprendente è che questa incredibile operazione chirurgica al cranio sarebbe avvenuta senza alcuna anestesia o altre moderne tecniche mediche, che all’epoca non esistevano. A infittire il mistero, la placca di metallo utilizzata ha una strana forma, che ricorda l'occhio di Horus.

La pratica di fori al cranio è certamente una procedura chirurgica tra le più antiche al mondo, ma non un intervento di ricostruzione ossea attraverso l’ausilio dei metalli. Esempi di trapanazione si hanno già nel periodo neolitico e i paleontologi hanno collezionato teschi perforati di tutte le epoche, provenienti da tutto il mondo: Europa, antica Grecia, Mesopotamia, Cina, Russia e soprattutto dall’Impero Inca. La procedura raggiunse il suo apice in Perù tra il XIV e il XVI secolo d.C.. Gli obiettivi di una simile pratica nel corso della storia sono stati diversi: dal permettere al sangue di defluire dal cranio dopo una lesione, come descritto da Ippocrate, al suo uso in Europa come trattamento per l’epilessia e le malattie mentali. Alcuni hanno persino suggerito che la trapanazione del cranio fosse eseguita per scopi rituali. 

Il fatto che il cranio del guerriero peruviano fosse allungato, potrebbe essere un altro enigma da risolvere. È pur vero che in passato la dolicocefalia, come si chiama in gergo tecnico, era una pratica diffusa. Nel corso della storia, molte culture hanno deformato artificialmente i crani dei bambini per ottenere una forma appiattita o allungata che era spesso associata alle classi dirigenti o d'élite. Prove di questo tipo di deformazione cranica artificiale sono state scoperte nelle Americhe, in Australia, in Medio Oriente e in Russia. E proprio per questo i ricercatori accademici sono generalmente scettici su ipotesi alternative di una razza sconosciuta, per non dire "aliena". 

Li vedono come semplici teschi umani deformati artificialmente, il risultato di una fasciatura della testa per ottenere una forma appiattita. La modellatura deliberata della testa era, infatti, una forma di modifica culturale del corpo, che serviva per affermate la propria identità o un rito iniziatico. Per alcuni scienziati il più delle volte si tratterebbe, addirittura, di semplice idrocefalia. Chi studia l’evidenza di anomalie nei crani, però, non si accontenta di credere nel dogma della modificazione cranica. Persone come Brien Foerster, Lloyd Pye, Graham Hancock, per non dimenticare  Michael Cremo. vanno oltre le prospettive convenzionali esaminando e registrando le prove, piuttosto che assumere come definitive le conclusioni raggiunte da ricercatori precedenti. 

Sebbene fornisca prove di un intervento chirurgico al cranio precoce, quello del Museo di Osteologia non è il più antico esempio al mondo. Ci sono prove più antiche, come il teschio rinvenuto nel Sudan, che risale a 7.000 anni fa. Un mistero ancora tutto da svelare..


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