Disponibile in versione CARTACEO o PDF  - scrivimi  adrianoforgione@gmail.com

APRILE 2023

Omero nell’Odissea fa menzione di un enorme continente a ovest, un idea echeggiata quattro secoli più tardi da Platone nella descrizione di un “vero continente” situato al di là dell’isola di Atlantide. Il concetto appare nei libri 10 e 11, in cui Odisseo va nella “Terra dei Morti” per consultarsi con l’anima del veggente cieco Tiresia. L’eroe giunge nell’ Oltretomba navigando nelle profondità dell’oceano, fin quando non approderà sulle spiagge del “Continente Opposto”. Quello, tuttavia, non era un continente qualunque: Omero ci descrive come Ulisse procedesse a piedi attraverso il “Bosco di Persefone” e il “Regno di decadenza dell’Ade”, dove le acque infernali del Piriflegetonte e del Cocito (un ramo dello Stige), confluivano nell’Acheronte. Evidentemente l’eroe era disceso nel mondo sotterraneo nel mondo degli dèi ctoni. L’eccezionale racconto di Omero stabilisce un principio fondamentale, che potrebbe avere importanti implicazioni per la nostra comprensione del “continente opposto” all’Atlantide di Platone. Il principio è il seguente: gli antichi poeti indicavano come oltretomba sia l’interno della Terra, il mondo ctonio, che una regione dell’estremo Occidente. È per questo che Omero fa navigare Ulisse verso ovest e, alla fine del viaggio, lo farà approdare a un continente – la Terra dei Morti – che in realtà si trova al di sotto del mondo visibile, negli inferi! Tale era la prerogativa degli antichi poeti. La questione cruciale, tuttavia, è la seguente: Platone si rifaceva coscientemente alla versione omerica dell’oltretomba quando descrisse il “continente opposto” al di là di Atlantide, che racchiudeva il mare in cui si trovava la stessa isola-continente? ...