a cura della redazione, 18 febbraio

Le iscrizioni di un’antica spilla, scoperta in una parrocchia a Manningford nel Wiltshire, all'estremità settentrionale della pianura di Salisbury, suggeriscono un uso rituale dell’oggetto. Il prezioso ornamento risale a un periodo compreso tra il 1150 e il 1350 d.C. ed è inciso con una preghiera latina e le iniziali di una frase ebraica che si ritiene abbia proprietà amuletiche. Sebbene questo tipo di spilla con iscrizione sia stata trovata in precedenza, quella di Manningford è unica nella documentazione archeologica, perché è completa, non ha errori (comuni in un’epoca in cui gli artigiani non erano alfabetizzati), ed è incisa su quattro lati. Fu scoperta con il metal detector da William Nordhoff nel marzo dello scorso anno in un campo appena arato a Pewsey Vale. In Inghilterra e in Galles, i metal detectoristi riferiscono le loro scoperte al Portable Antiquities Scheme (PAS), un'organizzazione sponsorizzata dal governo che pubblica rapporti e immagini dei reperti sul proprio sito Web e talvolta su riviste accademiche. 

Una fibula votiva o un amuleto? A prima vista sembrerebbe un lussuoso ornamento muliebre decorativo, composto da un anello circolare con uno spillo fissato da un passante. La parte anteriore e posteriore della cornice sono smussate, creando quattro superfici tutte incise in lettere di stile lombardo. L’iscrizione su tre delle superfici recita + AVE. MARIA. GRACIA. PLENA: DOMINVS: + T: ECVM: BENEDICTATV: INMULIERIBV ET: BENEDI(CT)VS: FRVCTVS: VENTRIS: TVI. AMEN. ( “AVE MARIA PIENA DI GRAZIA IL SIGNORE/ È CON TE/ TUA BENEDETTA TRA LE DONNE/ E BENEDETTO È IL FRUTTO DEL TUO GREMBO. AMEN”) La “S” alla fine di “MULIERIBV” è mancante, non è un errore, ma una scelta deliberata perché l’attacco a perno era d’intralcio. Sulla quarta superficie, però, l’angolo interno inverso, recita: + A + G + L + A +. Una scritta che rende il gioiello un sigillo amuletico. AGLA, infatti, è un antico simbolo protettivo, derivato dalla tradizione cabalistica dell’acronimo che rimanda alla formula “Atah Gibor Le-olam Adonai” (“Tu sei Onnipotente in eterno, o Signore” - Adonai è uno dei quattro nomi di Dio). Secondo la Kabbalà tale sigla ha un potere apotropaico e, in particolare, è volto alla protezione dalle forze negative. Eliphas Levi in “Storia della Magia” spiega che saper leggere questa parola e saperla pronunciare, cioè comprenderne i misteri e tradurre in azione queste conoscenze assolute, significa possedere la chiave delle Meraviglie: “Pronunciare kabbalisticamente il nome AGLA significa dunque subire tutte le prove dell’iniziazione e compierne tutte le opere”. Il mistero della parola e dei suoni è profondo e nei rituali ermetici, il valore fonico, analogico e determinativo è tutto, anche senza nesso logico tra la significazione della parola profana e lo scopo ermetico che si vuole ottenere. Il verbum, infatti, è sostanza o lievito di materia. 

Perché questa commistione tra preghiera ed evocazione magica? Spesso non è possibile decidere in modo univoco se un ritrovamento avesse una motivazione religiosa, come un sacrificio o un’offerta votiva, o un’intenzione magica, come il tentativo di imporre una risposta, una reazione favorevole dal mondo spirituale. Comune a entrambi, religioso o magico, era la convinzione che fosse possibile connettersi con un altro mondo attraverso oggetti materiali e rituali ad essi associati. Ma magia e religione differiscono tra loro: nella religione l’uomo venera la divinità, nella magia usa la divinità per i propri scopi. Pertanto, i rituali magici hanno la forza di costringere gli spiriti o le forze ultraterrene ad agire come desiderato, se i rituali magici prescritti sono stati adempiuti correttamente. Ma questa distinzione tra religione e magia non è sempre netta, poiché all’interno dei rituali religiosi troviamo molte componenti magiche. Secondo Frank Klaassen, professore di Storia all'Università del Saskatchewan, riportato su Live Science, le iniziali ebraiche per "AGLA", sarebbero state comunemente usate nella magia rituale per amuleti protettivi e incantesimi come "uno dei tanti nomi divini o parole di potere comuni nelle tradizioni medievali".

A fare la differenza, però, potrebbe essere l'uso dell’oro, simbolo per eccellenza del divino, utilizzato nell'investiture, nell'accumulo di tesori votivi, nei corredi funebri e nell'invito a utilizzarlo come "inchiostro" per le formule rituali, persino nell'Antico Egitto. Non ci sono esempi, almeno nelle fonti scritte dell’Inghilterra anglosassone, che facciano riferimento all’oro usato nelle pratiche magiche. L'associazione alla sfera divina, per le sue qualità intrinseche, la troviamo sia nella religione precristiana che in quella cristiana. La lucentezza dell’oro, la sua natura indistruttibile, la sua malleabilità e la sua relativa scarsità ne fanno un materiale ideale per incarnare qualità sovrumane, ma anche espressioni della venerazione umana del divino. Tanto che è stato sempre percepito come un materiale appropriato con cui rivolgersi agli Dei. Templi, santuari e chiese sono riccamente decorati con statue e immagini dorate. Gli Dei dei miti germanici vivevano, secondo la Voluspa, in una sala ricoperta d’oro, e giocavano con giochi da tavolo d’oro. La stessa attrezzatura liturgica era d’oro. Esiste anche una lunga tradizione di ex voto, ad esempio sotto forma di tavolette realizzate in metalli preziosi, oro o argento, e dedicate a una divinità.


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